top of page

Parco di Capodimonte

Manifesto Carta di Napoli

 

Adottato dai partecipanti al 5° Convegno Internazionale sulla Strategia Rifiuti Zero. Napoli, Italia, 18-22 febbraio 2009


Il futuro della specie umana, o almeno della popolazione mondiale che sopravviverà con lo standard di vita sperimentato nei paesi industrializzati nell’ultimo secolo, ha raggiunto un punto critico su almeno tre fronti: la salute dell’uomo e dell’ambiente, la sostenibilità e l’iniqua distribuzione delle risorse mondiali.
La salute dell’uomo e del pianeta sono minacciate su diversi fronti:
– la progressiva desertificazione
– le radiazioni elettromagnetiche e nucleari
– l’inquinamento atmosferico a causa degli spray e delle nanoparticelle (particelle ultrafini inferiori a 1 micron di diametro che contengono metalli tossici, radicali liberi stabilizzati e altre sostanze altamente tossiche e persistenti come diossina e furani)
– una rapida diminuzione di acqua potabile, e delle sostanze emesse nell’aria le quali intaccano lo strato protettivo di ozono e contribuiscono di conseguenza al riscaldamento globale.
Un bambino che nasce oggi si ritrova centinaia di sostanze chimiche nel suo corpo a causa delle attività industriali e della pratiche di sotterramento dei rifiuti.
Inoltre una popolazione mondiale in continua crescita, parallelamente ad un sempre maggiore consumo pro capite di materie prime ed energia, minacciano la sostenibilità della nostra società industrializzata come mai prima d’ora.
La proliferazione della pubblicità, unitamente alla non sostenibilità delle pratiche di sotterramento dei rifiuti, aggrava la questione dell’ eccessivo consumismo.
Fin dalla 2° guerra mondiale gli amministratori e gli esperti di rifiuti hanno discusso sugli eventuali aspetti positivi e negativi delle discariche e dell’incenerimento.
I cittadini che hanno vissuto entrambe le soluzioni di trattamento dei rifiuti a valle, non ne accettano nessuna delle due.
La strategia rifiuti zero, attualmente applicata in alcune comunità di paesi come Argentina, Australia, Canada, California, India, Italia, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Filippine e in molti altri paesi,consente di percorrere la vita per combattere le minacce alla salute umana e le ingiustizie sociali ed
ambientali per la sostenibilità.


Principi globali per le comunità a Rifiuti Zero


Questo documento delinea i principi e descrive alcuni dei passaggi concreti che sono messi in pratica sia nei grandi agglomerati urbani che nelle piccole comunità rurali per il conseguimento dell’obiettivo “rifiuti zero”.
La strategia “rifiuti zero” è attualmente il modo più veloce ed economico attraverso cui i governi locali possono contribuire alla riduzione dei cambiamenti climatici, alla protezione della salute, alla creazione di posti di lavoro “verdi” e alla promozione della sostenibilità locale.
La gestione sostenibile delle risorse passa attraverso il raggiungimento di tre obiettivi generali:
1. responsabilità dei produttori, a monte del processo produttivo: produzione e progettazione industriale;
2. responsabilità della comunità, a valle: modelli di consumo, gestione dei rifiuti e smaltimento;
3. responsabilità della classe politica, per coniugare responsabilità industriale e della comunità in un contesto armonioso.
La strategia “rifiuti zero” è un passaggio critico all’interno di un percorso verso la sostenibilità ambientale, la protezione della salute e una maggiore equità sociale.
La strategia “rifiuti zero” e’ strettamente collegata all’agricoltura, all’architettura, all’energia,all’industria, all’economia e allo sviluppo delle comunità.
Ognuno di noi produce rifiuti e pertanto è un elemento di una società non sostenibile. Nonostante ciò,con una buona leadership politica, ognuno di noi può essere coinvolto in un processo diretto verso una società sostenibile.
Una buona leadership politica tratta il cittadino come un alleato chiave nella lotta per la protezione della salute dell’uomo e della terra e nel processo di transizione verso un futuro sostenibile.

​

La definizione di “Rifiuti Zero” secondo la Zero Waste International Alliance (Z.W.I.A.)


La sola definizione di “rifiuti zero” accettata a livello internazionale è quella adottata dall’alleanza internazionale rifiuti zero:
“La strategia “rifiuti zero” è al tempo stesso pragmatica ed utopica. Essa cerca di emulare la sostenibilità dei cicli naturali, dove tutti i materiali eliminati diventano risorse per altri.
“Rifiuti zero” significa prodotti pensati, progettati e realizzati in modo da ridurne drasticamente il volume ed eliminare la tossicità del rifiuto, conservare e recuperarne tutte le risorse, senza ricorrere a pratiche di incenerimento o sotterramento.
Con l’incremento della strategia “rifiuti zero” si elimineranno le discariche che possono essere una minaccia planetaria per la salute degli uomini, degli animali e delle piante” [ii]
La strategia “RIFIUTI ZERO” rappresenta un cambio di prospettiva che va dal sotterramento dei rifiuti come soluzione a valle del problema, ad un approccio a monte della gestione delle risorse. “Se un prodotto non può essere riutilizzato, riparato, ricostruito, rinnovato, rifinito, rivenduto, riciclato o
compostato allora deve essere ridotto, ridisegnato o rimosso dalla produzione.” [iii]

​

Principi e pratiche verso Rifiuti Zero


Incoraggiamo tutte le comunità a:


1. Adottare la definizione di “Rifiuti Zero” secondo quanto stabilito dalla Z.W.I.A.
2. Definire una tabella di marcia e dei parametri di riferimento per raggiungere obiettivi a medio e a lungo termine.
Le comunità locali dovrebbero puntare a compiere grandi passi entro cinque anni e considerare come obiettivo generale quello di “dirottare” ad almeno al 90% di rifiuti generati da discariche o da inceneritori entra una data una certa.
3. Coinvolgere la comunità intera. È importante non lasciare “Rifiuti Zero” nelle mani degli “esperti”. La corsa verso “Rifiuti Zero” e la sostenibilità necessita dell’impiego di capacità diverse. Ognuno ha un ruolo. I cittadini e le comunità hanno il compito di organizzare e guidare tutti i settori della comunità stessa. Tutte le organizzazioni (ONG, movimenti ambientalisti, organi di governo e lo stesso mercato) che forniscono servizi di riduzione di rifiuti, trasporto, riuso, riciclo e compostaggio devono essere coinvolte per raggiungere “Rifiuti Zero”. Tutti gli individui e i gruppi dovrebbero essere coinvolti a partecipare a casa, a scuola, all’università, a lavoro, durante il tempo libero, mentre le loro comunità sviluppano politiche di lungo termine e programmi per l’intera comunità. Dovrebbe essere chiesto ai gestori dei servizi esistenti di adottare la strategia “Rifiuti Zero” come un obiettivo al fine di cogliere le opportunità di ridurre rifiuti, fornire servizi di trasporto agli imprenditori e ai commercianti locali, di aiutare la comunità e il mercato a raggiungere “Rifiuti Zero”. La comunicazione con tutti i settori della comunità deve essere costante, in tutte le fasi di pianificazione e di sviluppo della strategia “Rifiuti Zero”.
4. Gestire risorse, non rifiuti. Gli inceneritori esistenti devono essere chiusi e non devono esserne costruiti degli altri, mentre le discariche devono essere eliminate gradualmente. Le discariche sono la fonte maggiore di “gas serra” (in particolare di metano, che riscalda l’atmosfera da 23 a 72 volte più velocemente rispetto alla anidride carbonica) ma sono anche la causa primaria dell’inquinamento delle falde acquifere. Gli inceneritori e molte altre tecniche di trattamento dei rifiuti a combustione, come gli impianti a biomassa, i gassificatori, gli impianti di pirolisi, gli impianti di torcia al plasma, i cementifici e le centrali elettriche che usano i rifiuti come combustibili sono causa diretta o indiretta di immissione di gas serra nell’atmosfera e trasformano risorse che potrebbero essere ridotte o recuperate in ceneri tossiche di cui bisogna poi sbarazzarsi, ma in maniera sicura. Né le discariche né tantomeno gli inceneritori rappresentano una risposta appropriata al problema dell’esaurimento delle scorte di petrolio, evento che renderà inutilizzabile ogni inceneritore, dato che il petrolio necessario al loro funzionamento diventerà troppo costoso. Ridurre la produzione di rifiuti, riutilizzare i manufatti, riciclare e compostare sono azioni che ci permetterebbero di risparmiare molta più energia – e di ridurre il riscaldamento globale – più di quanto non lo facciano le discariche o gli inceneritori. Le comunità locali dovrebbero contrastare ogni tentativo di costruire nuovi inceneritori, sotto qualunque forma essi vengano presentati, e proporre la sostituzione di quelli esistenti con centri di raccolta ed impianti per il
riutilizzo, il riciclaggio e il compostaggio.
5. Utilizzare incentivi economici, fondi speciali e tariffe calcolate sulle tonnellate di rifiuti prodotti o interrati, individuare programmi di educazione e formazione dedicati agli “addetti ai lavori” affinché questi implementino la strategia “Rifiuti Zero” e sviluppino programmi per accompagnare le comunità locali a smaltire le discariche, creare posti di lavoro “puliti” e rafforzare il ruolo dell’ambiente.
6. Educare i residenti, gli imprenditori e i turisti. “Rifiuti Zero” è una strategia, non una tecnologia. In quanto tale mira ad una migliore organizzazione, ad una maggiore educazione e ad una migliore progettazione. Affinché si verifichino i cambiamenti culturali necessari per un mondo a “rifiuti zero”, le comunità locali devono puntare sull’educazione dei bambini, degli studenti universitari, degli imprenditori e dei turisti.
7. Fare valutazioni sulla base della strategia “Rifiuti Zero”. Le comunità locali dovrebbero effettuare una verifica sulla quantità e la tipologia di rifiuti prodotti localmente. I dati possono essere raccolti a livello locale o calcolati per comparazione. Questi dati dovrebbero essere utilizzati come punto di partenza per individuare opportunità di recupero e di impiego, possibilità di risparmio e per misurare il successo della strategia utilizzata. Sono passaggi necessari per rendere i servizi più convenienti agli utenti di quanto non lo facciano la raccolta indifferenziata e le discariche la valutazione dell’ ulteriore riduzione di risorse alla fonte, il “takeback”, il riutilizzo, il riciclo e il compostaggio.
8. Costruire impianti di separazione per la frazione residua. Nella fase di passaggio, la parte residuale deve essere spedita ad un impianto impianti di separazione per la frazione residua costruito vicino alle discariche già esistenti. Queste strutture dovrebbero funzionare come collegamento tra la responsabilità della comunità e quella delle industrie: se la comunità non può riutilizzare determinati materiali, o riciclarli, o compostarli, l’industria non li deve produrre. I costosi inceneritori mirano a “far sparire” questi rifiuti. Nella strategia “Rifiuti Zero” questi devono essere resi visibili, dato che rappresentano una cattiva progettazione industriale o una cattiva abitudine di consumo; in entrambi i casi c’è bisogno di un cambiamento o verso una migliore progettazione o verso uno sforzo educativo.
9. Sviluppare nuove regole e incentivi per arrivare a “Rifiuti Zero”. Le comunità locali possano cambiare il concetto di economia all’interno del mercato locale utilizzando nuove politiche, nuove regole e nuovi incentivi. Le comunità devono ristrutturare i contratti e le politiche per far sì che l’abbattimento dei costi della raccolta e delle discariche siano il motore verso il raggiungimento di “Rifiuti Zero”.
10. Emanare leggi sulla Responsabilità dei Produttori. Le comunità locali hanno bisogno di aiutare ed incoraggiare il mercato locale per riportare nei loro magazzini e nelle loro industrie i prodotti e le confezioni scartate dai consumatori. Esse devono anche fare pressione politica per ottenere leggi nazionali e programmi per responsabilizzare i produttori. Finchè possibile i costi di gestione delle discariche devono essere spostati dai governi locali ai produttori dei manufatti stessi. Questo darà ai produttori l’incentivo economico per riprogettare i manufatti e renderli meno tossici e più facili da riutilizzare o riciclare. I prodotti e gli imballaggi che non possono essere riciclati o compostati localmente, e quelli tossici, devono essere riportati al punto di vendita.
11. Rimuovere le sovvenzioni in materia di rifiuti. I governi, in particolare negli USA, hanno adottato incentivi fiscali per incoraggiare il lavoro nelle miniere e il disboscamento, di cui non avremo bisogno ancora per molto, ed incoraggiare la produzione di rifiuti. I governi hanno anche aiutato economicamente gli inceneritori nascondendosi dietro la maschera dell’ “energia dai rifiuti”, quando in effetti queste strutture sprecano energia. La regolamentazione delle discariche ha anche dato vita al percolato e alla generazione di metano, che è un sussidio indiretto nella produzione di rifiuti. Le comunità locali dovrebbero ribellarsi a questo tipo di sussidi.
12. Supportare gli appalti secondo la strategia “Rifiuti Zero”. I governi locali dovrebbero adottare il Principio di Precauzione nelle gare di acquisto pubbliche per eliminare prodotti e servizi tossici; acquistare prodotti e servizi “Rifiuti Zero”; evitare prodotti e imballaggi usa-e-getta; restituire al mittente gli imballaggi inquinanti; ridurre gli imballaggi e fare acquisti non unitari; usare borse riutilizzabili; acquistare prodotti usati, riciclati o compostati; rivendere apparecchiature rimesse a nuovo; noleggiare o condividere attrezzature; comprare oggetti durevoli e incoraggiare il mercato e le istituzioni a seguire queste pratiche.
13. Espandere le infrastrutture a “Rifiuti Zero”. I governi locali e le parti interessate dovrebbero essere coinvolti nello sviluppo di strutture per il riuso, il riciclo e il compostaggio, per la raccolta e l’elaborazione dei materiali, la fabbricazione e la vendita al pubblico dei prodotti, compresi i Centri di Raccolta. Supportare il mercato del riuso, i gruppi formali ed informali, le ONG. Identificare, sostenere ed aiutare il mercato dell’usato, le ONG e i gruppi di cittadini. Focalizzarsi sul valore del riutilizzabile, non solo sul valore quantitativo di questo. Prevedere efficienti programmi di riparo e riutilizzo per conservare la forma e il funzionamento dei prodotti. Sostenere il riutilizzo dei prodotti come una priorità. Portare i materiali compostabili fuori dalle discariche, in strutture per il compostaggio (inclusi i resti del giardinaggio, del cibo, carta oleata e legno pulito). Le materie organiche producono metano e altri gas da discarica. Le comunità locali dovrebbero adottare politiche e programmi in modo da raggiungere questi obiettivi entro il 2012. Incoraggiare le Amministrazioni a supportare gli agricoltori e considerare il compostaggio alla stregua del raccolto. Ove possibile le piccole operazioni locali di compostaggio devono essere preferite alle grandi strutture centralizzate. Il compost può essere usato localmente nei campi coltivati, per ripristinare la qualità delle terre e migliorare la sicurezza dei prodotti, l’indipendenza alimentare e la sostenibilità. Un ulteriore aiuto per la riduzione di emissioni di gas che provocano il riscaldamento globale è dato dall’assorbimento di carbonio nel suolo attraverso il processo di compostaggio. Supportare i piani di “Rifiuti Zero” nelle istituzioni e nel mercato. Le comunità locali dovrebbero richiedere alle istituzioni e ai mercati di adottare servizi a “Rifiuti Zero”, perchè i servizi di trasporto del differenziato e di riciclaggio siano forniti a tutti i comuni, e pretendere che si faccia il miglior uso possibile anche dei materiali portati in discarica. Costruzioni, demolizioni, pulizie e riammodernamenti: adottare politiche, programmi e agevolazioni (inclusi piani obbligatori) per decostruzione, il riuso e il riciclo. Lavorare con e secondo “programmi di costruzione verdi” per espandere la richiesta di servizi simili su base cittadina. Creare imprese locali, dove possibile le istituzioni locali dovrebbero aiutare le imprese che operano all’interno della comunità e i piccoli proprietari/imprenditori a gestire ed utilizzare le discariche locali in maniera sostenibile e creare dunque lavoro “pulito” e opportunità di formazione.
14. Sfidare il mercato verso “Rifiuti Zero”. Le migliaia di imprenditori che hanno già aderito a “Rifiuti Zero” nel mondo hanno evitato che più del 90 per cento dei loro rifiuti fosse diretto in discariche e negli inceneritori. Il “Mercato a Rifiuti Zero” riduce i costi per lo smaltimento dei propri rifiuti, incrementa la sua efficienza operativa, diminuisce il suo impatto ambientale (la sua impronta di carbonio) e diminuisce la propria responsabilità a lungo termine. Riconosce e promuove il “Mercato a Rifiuti Zero” a livello locale e invita gli altri a raccogliere la sfida.


[i] bozza per l’adozione da parte dell’Alleanza Internazionale di RZ. Si prega di inviare commenti e suggerimenti a Gary Liss: gary@garyliss.com e Rick Anthony: ricanthony@aol.com.
[ii] Visita: www.zwia.org/standards.html
[iii] citato da: Martin Bourque, Berkeley Ecology Center, durante la GRRN Zero Waste Conference, April 2005, New York.
[iv] Tratto da una lista del Green Purchasing Institute.
[v] Visita: www.COOL2012.org
Documento tradotto dall’inglese da Patrizia Lo Sciuto ed Enrico Torrisi

bottom of page