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Capannori: Primo Comune Italiano verso Rifiuti Zero

Aggiornamento: 16 mar 2020

Roberto Giovannini (LA STAMPA)

Troppe volte l’Italia è considerato un paese poco rispettoso delle regole, soprattutto in tema di ambiente. Non è sempre così, per fortuna: lo dimostra l’esperienza del movimento “Rifiuti Zero”. Ovvero, una strategia di globale ripensamento della raccolta dei rifiuti urbani mirato a ridurre – idealmente – addirittura a zero la quantità di rifiuti che vengono conferiti alla discarica o agli impianti di incenerimento, o come si preferisce dire oggi, di termovalorizzazione, ma che in varia misura danneggiano ambiente e salute. E che punta ad arrivare a un tasso di riciclo e recupero del 100 per cento di quella che può essere definita preziosissima “materia prima seconda”.  

L’intuizione di un gruppo di studiosi visionari ma considerati negli anni ’80 utopisti – tra questi c’è l’americano Paul Connett – ha trovato fertilissimo terreno di sviluppo in Italia: largamente per merito di Rossano Ercolini, un insegnante di scuola elementare della cittadina toscana di Capannori, 50mila abitanti in provincia di Lucca.  

Ercolini esordì capeggiando la battaglia contro la costruzione di un inceneritore, ma oggi Capannori ha il vanto di essere stato il primo Comune d’Italia ad applicare una serissima raccolta differenziata dell’immondizia. Che ha portato alla riduzione dei volumi di rifiuti gettati (il 35% di quelli prodotti nel 2004), all’eliminazione dei cassonetti, e al raggiungimento di un tasso del 82% di raccolta differenziata.  

Ovviamente l’obiettivo “rifiuti zero” è soltanto tendenziale. Quel che conta è l’approccio: comprendere che i rifiuti non sono scarti, ma carta, plastica, vetro, metallo, residui alimentari che possono essere lavorati senza macchine o procedure costose. L’importante è fare una buona separazione iniziale, condotta “porta a porta”, e dividere dal resto l’organico, che può essere tossico per acque e terreni, ma che può diventare compost per l’agricoltura.  

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